Claudia González Godoy
Hidroscopia / Mapocho
2016

Hidroscopia / Mapocho è un’opera che analizza gli aspetti visibili e invisibili del fiume Mapocho e dei processi naturali e artificiali che hanno frammentato e trasformato il suo corso. Dopo aver raccolto campioni d’acqua in diversi punti del fiume, Claudia Godoy documenta la sua ricerca con foto, video e registrazioni sonore. L’opera finale è un circuito costituito da impalcature in legno e schede elettroniche su cui cadono le gocce del Mapocho: lo scorrere dell’acqua diventa così il suono dello scorrere del tempo. L’installazione sonora restituisce un’immagine dinamica del Mapocho, che cambia in relazione ai luoghi che attraversa. Allo stesso tempo, il ritmo e la frequenza delle gocce sono influenzati dalle variabili fisiche dell’ambiente in cui si trova il circuito. Quella di Claudia Godoy è un’opera di “idrosonorizzazione” di un elemento del paesaggio cileno, costruita sul suo volto udibile ed inaccessibile agli altri sensi.

Fernando Godoy
Atacama 22º 54' 24" S, 68º 12' 25"W
2013

Questa installazione sonora è il risultato di un lavoro di analisi e ricerca effettuato da Fernando Godoy all’interno degli spazi sconfinati del deserto di Atacama. Durante il viaggio in questa regione, intrapreso in compagnia dell’artista sonoro austriaco Peter Kutin nel 2012, l’autore fa esperienza attraverso l’ascolto di una serie di luoghi abbandonati: una miniera di sale, le rotaie di un treno, edifici e villaggi appartenuti al passato e ora parte di un nuovo paesaggio. La registrazione di fenomeni naturali, come il suono del vento, della sabbia, delle radiazioni elettromagnetiche si configura, nel corso di questo attraversamento, come un insieme di frammenti acustici raccolti in uno spazio che diventa luogo di tensione tra passato e presente, naturale ed artificiale, umano e postumano.

Sebastián Jatz Rawicz
Conferencia de Pájaros Cantores
2017

Conferencia de Pájaros Cantores è un’opera sonora realizzata nel corso di una residenza artistica a Casa Poli (Coliumo, Cile) nell’estate 2016 ed ispirata ai principi dell’arpa eolica, uno strumento musicale le cui corde vengono fatte vibrare dall’azione del vento. Al centro del lavoro dell’autore è l’opera di Violeta Parra, poetessa e cantautrice cilena (1917-1967), riletta in intersezione con i suoni raccolti all’interno di alcuni paesaggi del territorio cileno. L’artista ha rimodulato l’opera originaria lavorando a contatto con i bambini, “complici ideali per la produzione di musica sperimentale, proprio in virtù del loro atteggiamento aperto e privo di preconcetti nei confronti del suono.” Il risultato è un’esperienza sonora inedita, costruita in una dimensione immersiva, profonda e più radicata all’interno del paesaggio.

Rainer Krause
Lenguas locales
2014

Tre altoparlanti e la voce di Cristina Calderòn, l’ultima donna a parlare la lingua yàgan, popolazione indigena vissuta lungo la costa meridionale del Cile e decimata dalla colonizzazione europea del diciannovesimo e del ventesimo secolo. Rainer Krause indaga, attraverso il suono di questa voce, le connessioni tra l’uomo e il suo territorio, così forti e così delicate allo stesso tempo. Rispetto alla versione originale dell’opera, presentata alla Biennale di Venezia del 2015, l’autore ha ‘aumentato’ lo spazio sonoro dell’installazione, inserendo una serie di registrazioni effettuate nei luoghi legati alla storia del popolo yàgan, lasciando riverberare ancora con maggior forza il paesaggio non solo come spazio geografico, ma anche come ambiente storico, culturale ed estetico.

Alejandra Perez Nuñez
Antartica 1961-1996
2009-2017
Una tela quadrata fatta di cavi e un altoparlante sospeso in alto: lo spettatore si accosta all'opera e uno dei livelli sonori cambia. Antartica 1961-1996 è un’opera interattiva, realizzata grazie alle potenzialità dell’open software. Si tratta di una cartografia sonora della penisola antartica, territorio che ha ospitato attività militari e nucleari fino al 1996. Rispetto alla prima versione, datata 2009, il lavoro si arricchisce di una serie di registrazioni di suoni a bassissima frequenza, con l'obiettivo di infiltrarsi nel paesaggio tramite l'ascolto e l'invisibile. Interrogando i concetti di sublime ed impercettibile, Alejandra Perez Nunez sconfina in territori che trascendono la possibilità di comprendere e presupporre una 'divisione' del sapere, indagando le tracce invisibili delle operazioni militari e degli incidenti tecnologici sedimentati, come gli isotopi radioattivi negli ecosistemi antartici.